Bufale – I veri colori di Marte

Il pianeta Marte è spesso protagonista di molte leggende, alcune delle quali lo vogliono patria di non meglio identificate forme di vita aliene che la NASA tiene nascoste. Ma è davvero così?

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Di NASA / USGS (see PIA04304 catalog page) – http://nssdc.gsfc.nasa.gov/photo_gallery/photogallery-mars.html http://nssdc.gsfc.nasa.gov/image/planetary/mars/marsglobe1.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19400

La differenza di colori nelle foto

Marte è noto al pubblico come “pianeta rosso” e una delle leggende verte proprio sul colore della sua superficie, infatti le fotografie fornite dalla NASA appaiono leggermente diverse da quelle scatatte dagli astrofili. Vediamo un’immagine esplicativa:

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Nell’immagine NASA (a destra) Marte appare rossastro, mentre nell’immagine amatoriale (a sinistra) il pianeta sembra circondando da un alone azzurrognolo. Secondo i teorici delle cospirazioni, l’alone dimostrerebbe che Marte ospita forme di vita almeno vegetali e quindi capaci di fotosintesi, come per esempio si sostiene in questo sito.

Il fenomeno dello scattering

Iniziamo subito col dire che il confronto è sbagliato: le fotografie mostrano sempre diversi emisferi del pianeta, in pratica sono foto prese a caso e montate insieme, quindi non è possibile confrontarle. L’alone è facilmente spiegabile con un effetto ottico chiamato scattering di Rayleigh: le onde luminose del colore blu hanno una lunghezza inferiore al diametro degli atomi che compongono l’atmosfera e quindi vengono deviate generando quell’alone azzurrognolo. Vediamo azzurro il cielo della Terra per via dello stesso fenomeno, che è indipendente dalla presenza o meno di ossigeno, come invece sostengono i teorici dei complotti: basta che il diametro degli atomi sia inferiore alla lunghezza d’onda della luce blu per avere quell’effetto. Le fotografie NASA non mostrano l’alone perché sono scattate usando dei filtri che lo eliminano, questo per rimuovere la distorsione cromatica e quindi facilitare lo studio delle immagini che ritraggono il pianeta. Nelle fotografie scattate dai lander (sonde che esplorano la superficie) il cielo appare giallo-rossastro per via della polvere alzata dal vento, in sua assenza il colore non sarebbe molto diverso da quello del nostro cielo (ovviamente del tutto privo di nuvole).

Sempre secondo i cospirazionisti, le macchie scure indicherebbero la presenza di foreste. Questo è impossibile perché le foreste sono tipiche dei climi molto umidi (come è facile verificare qui sulla Terra) e la superficie di Marte somiglia molto di più a un deserto che a un luogo adatto alla crescita di piante a portamento arboreo. In più non si notano i grandi accumuli d’acqua della Terra, ossia oceani, laghi e fiumi. Le macchie scure in realtà sono solo delle aree dove affiora lo strato di rocce vulcaniche che compone la superficie del pianeta, rocce solitamente molto scure.

Non esiste nessuna cospirazione per nascondere la vita su Marte per un semplice motivo: la scoperta di forme di vita marziane sarebbe la più importante della storia della Scienza e la NASA si vedrebbe recapitare una pioggia di Nobel e di finanziamenti. Quindi perché tenere nascoste simili scoperte? Non esiste nessun motivo logico per farlo.

Ma c’è o non c’è vita su Marte?

Detto questo, c’è vita su Marte? La risposta è piuttosto sorprendente: possibile. Naturalmente non aspettatevi omini verdi, piante, animali o cose del genere: gli indigeni di Marte dovrebbero essere per forza dei microbi estremofili, ossia dei batteri simili a quelli che qui sulla Terra prosperano in condizioni proibitive per tutte le altre forme di vita. Non pensiate che i batteri non siano esaltanti: finora sono note forme di vita solo sulla Terra, ma eventuali microbi indigeni di Marte (e quindi alieni) sarebbero la prova definitiva che la vita può svilupparsi anche altrove!

A mio avviso, le numerose bufale danneggiano i veri misteri di Marte, che non hanno nulla da invidiare a quelli creati dalla fantasia di certi internauti, anzi, secondo me sono molto più intriganti in quanto veri misteri.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia