Il mondo delle formiche 3 – Il parassitismo sociale

Questo è il terzo appuntamento dedicato all’affascinante mondo delle formiche, i precedenti due articoli sono disponibili qui e qui.

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Esemplari di Formica rufa (foto dell’autore)

In questo terzo episodio ci occuperemo di una serie di vistose eccezioni alle regole viste nel precente articolo riguardo l’organizzazione delle colonie, che rientrano in un insieme di comportamenti chiamati parassitismo sociale. Prima di tutto però vediamo cos’è un parassita. L’enciclopedia Treccani dà la seguente definizione:

Animale o vegetale il cui metabolismo dipende, per tutto o parte del ciclo vitale, da un altro organismo vivente, detto ospite, con il quale è associato più o meno intimamente, e sul quale ha effetti dannosi.

Quindi una parassita è una forma di vita che vive rubando qualcosa a qualcun altro, almeno per una parte del suo ciclo vitale. Ma di norma si tratta di un individuo che ne sfrutta un altro, nel caso del parassitismo sociale invece abbiano un’intera società prospera a spese di un’altra.

Il parassitismo sociale

Si definisce parassitismo sociale, infatti, la coesistenza nello stesso nido di due specie di insetti sociali, una delle quali dipende parassiticamente dall’altra, i parassiti non possono mai sopravvivere senza i propri ospiti. Questo particolare comportamento è stato scoperto in api, vespe e formiche ma solo in queste ultime è stato osservato raggiungere le forme più complesse. Come abbiamo visto nel precedente articolo, di solito una colonia di formiche viene fondata da una regina che costruisce le prime camere e alleva da sola le prime operaie, che poi le subentrano in tutti i lavori di gestione della colonia. Le specie parassite invece hanno sviluppati pesanti alterazioni del loro ciclo vitale, che a volte è parecchio diverso da quello “classico”. Addirittura alcune specie parassite hanno sviluppato anche pesanti alterazioni fisiche che le rendono facilmente distinguibili dalle formiche a vita libera.

Solo 230 delle circa 12.500 specie di formica classificate si sono evolute in parassiti sociali, e solo in tre delle 21 sottofamiglie: Formicinae e Mirmicinae in primis, mentre solo pochissimi casi piuttosto discussi sono stati scoperti tra le Dolichoderinae. Il Parassitismo sociale si è evoluto più volte indipendentemente all’interno dei Formicidi, ma l’informazione più interessante viene dai dati molecolari. Essi infatti indicano che tutte le specie parassite usano come ospiti specie molto affini e strettamente imparentate, a volte addirittura dello stesso genere. Se ci pensate questo fatto ha perfettamente senso: le colonie di formiche sono basate su una complessa infrastruttura di comunicazione chimica e ogni singola colonia ha un proprio odore caratteristico e univoco. Ciò significa che ingannare una formica è facile: basta assumere l’odore giusto ed essa ci crederà un membro della sua colonia. Quindi una regina di una specie parassita deve violare la rete di comunicazione di una colonia per potervisi infiltrare e questo è tanto più facile tanto più le due specie sono imparentate. Finora sono state osservate quattro forme di parassitismo sociale, vediamole nel dettaglio.

Xenobiosi

La xenobiosi è la forma meno estrema, nella quale la specie parassita vive all’ombra di un’altra. Le specie xenobiotiche sono più piccole degli ospiti e formano colonie caratterizzate da un numero ridotto di esemplari, di solito mai più di qualche decina. I nidi vengono costruiti all’interno del materiale (legno o sedimento) che costituisce il nido della colonia ospite. In questo caso non si hanno colonie miste, perché le due covate restano sempre separate e ognuna delle due ha al vertice la propria regina.

La specie parassita dipende da quella ospite per il cibo e la protezione. Le sue operarie, di solito molto più piccole delle altre, assumono l’odore della colonia ospite durante i primi giorni di vita adulta acquisendo così la capacità di mimetizzarsi tra le operaie della colonia ospite, potendo quindi muoversi indisturbate tra di loro. La mimetizzazione viene usata per sottrarre cibo, prendendo dalle scorte o addirittura intecerttando parte del materiale che due ospiti si trasferiscono per trofallassi.

In Italia si trova la specie xenobiotica Formicoxenus nitidulus, che parassita nidi di alcune specie del genere Formica.

Operaia di Formicoxenus nitidulus conservata in museo. Da antweb.org (link sull’immagine)

Parassitismo temporaneo

In questo caso la specie parassita dipende dalla colonia ospite solo durante la fase di fondazione. Nel precendete articolo (lo trovate qui) abbiamo visto che di norma una regina fonda una colonia e alleva le prime operaie, ma solo una su due riesce nell’impresa. Così alcune si sono fatte “furbe” e hanno sviluppato un tipo di fondazione che permette loro di usurpare una colonia altrui già avviata.

Dopo il volo nuziale una regina parassita temporanea atterra nei pressi di una colonia della specie ospite e uccide un’operaia. Poi ci si strofina addosso fino ad assumerne l’odore e penetra nella colonia in cerca della regina “legittima”. Quando la trova emette feromoni in gran quantità che le permettono di prendere il controllo delle operaie, nei casi più estremi uccide la regina originaria. Osservate la fotografia a lato.

Una volta preso il controllo della colonia la nuova regina depone le proprie uova nella covata e le operaie le allevano come se non fosse successo niente. Una volta sviluppate le nuove operaie affiancano quelle vecchie nel lavoro di gestione della colonia finché queste ultime non si esauriscono per la normale senescenza. Dopo qualche mese si avrà una colonia composta dalla sola specie parassita che da questo momento in poi si sviluppa come qualunque altra specie a vita libera. I parassiti temporanei sono detti anche a fondazione dipendente.

Inquilinismo

L’inquilinismo è una forma di parassitismo permanente ed è forse la più estrema: le specie inquiline hanno subito le alterazioni più vistose sia comportamentali che fisiche. Spesso i parassiti sono privi della casta di operaie e producono solo femmine alate e maschi. Vivono all’interno della colonia ospite coesistento con la regina originaria e facenno allevare le loro uova dalle operaie ospiti. L’esempio più sorprendente è la Teleutomirmex schneideri, una specie molto rara che vive sulle Alpi tra Svizzera e Francia a spese di nidi di Tetramorium caespitum.

Le regine di questa specie si sono evolute in una sorta di ectoparassita che passa la gran parte del tempo sopra la regina ospite. Hanno una struttura fisica piuttosto debole e un caratteristico gastro (ossia l’addome) concavo, che permette loro di aderire al gastro dell’ospite. Le loro mandibole sono degenerate e possono essere nutrite solo dalle operaie ospiti per trofallassi, inoltre molte ghiadole coinvolte nel sistema di comunicazione chimico sono ridotte o quasi del tutto assenti, cosa probabilmente correlata alla totale assenza della casta operaia in questa specie.

Le colonie infestate da regine di T. schneideri (a volte più di una) continuano a produrre normalmente operaie ma producono solo alati della specie parassita, risultando quindi “sterilizzate”. Probabilmente la regina parassita emette dei feromoni di controllo che inibiscono lo sviluppo dei sessuati della colonia ospite, ma il meccanismo non è stato ancora chiarito con certezza: questa specie è molto rara e in cattività non sopravvive mai per più di poche settimane, quindi è estremamente difficile da studiare.

Dulosi o schiavismo

Quest’ultima è forse la forma più spettacolare di parassitismo sociale, in cui una regina parassita prende il controllo di una colonia ospite e produce delle operaie che rubano forza lavoro ad altre colonie limitrofe.

Approfondiremo questo particolare comportamento nella prossima puntata, per questa volta mi sono dilungato anche troppo.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia