Acherontia atropos, la sfinge testa di morto
La “testa di morto” è un grande lepidottero che può capitare di incontrare dalle nostre parti, per l’esattezza è uno dei lepidotteri più grandi che si possono trovare in Europa. E’ un animale che vale la pena di conoscere meglio.
La specie
Acherontia atropos è una falena davvero enorme, probabilmente la più grande che si possa trovare in Europa. Può essere lunga fino a 6 centimetri e l’apertura alare può arrivare a 13 centimetri. Appartiene alla famiglia degli Sfingidi, dei Lepidoteri di grandi dimension caratterizzati da un corpo di forma tozza e da ali abbastaza piccole rispetto al resto.
L’origine del nome
Il nome comune di questa specie è “falena testa di morto” che in effetti suona un po’ macabro. In realtà non ha nulla a che fare coi morti e il curioso nome è dovuto a una grande macchia chiara situata sul torace dell’insetto, che nell’aspetto ricorda molto un teschio (visibile nell’immagine a sinistra).
Anche il nome scientifico richiama la morte, infatti il nome di genere Acherontia deriva da Acheronte, uno dei fiumi che secondo la mitologia greca dividevano il mondo dei vivi e quello dei morti, il regno del dio Ade.
Proprio a causa della sua macchia, questa sfinge è stata spesso associata al mondo del sovrannaturale e alla superstizione, tanto che in passato la sua presenza veniva considerata addirittura un cattivo presagio. Per esempio la si può trovare sulla locandina del celebre film Il Silenzio degli Innocenti, sebbene la falena lì ritratta abbia una macchia toracica alterata che le dà un aspetto ancora più macabro.
Nella fotografia sopra la falena appare nella posizione di riposo, in cui la ali anteriori (mesotocariche) di colore scuro ricoprono le ali posteriori (metatoraciche) e l’addome, nascondendone il colore prevelentamente giallo.
Distribuzione della specie
La testa di morto è una specie paleotropicale che ama i climi caldi e infatti vive stanzialmente in tutta l’Africa e nella Penisola Arabica. In Europa è stanziale in Sicilia, in parte della Calabria, nella parte più meridionale della Sardegna e infine nel sud della Spagna. In estate le temperature europee crescono e l’ambiente diventa adatto a questa specie, tanto che arriva a spingersi fino in Scandinavia e nella Russia europea. Se l’anno è mite si hanno delle vere e proprie migrazioni verso nord nel periodo tra maggio e settembre. Anche se gli animali migratori per eccellenza sono gli uccelli, anche i Lepidotteri possono vantare notevoli esempi di comportamenti migratori che a volte arrivano a essere spettacolari come la grande migrazione della farfalla monarca (Danaus plexippus) del Nord America.
Una falena golosa
Come la maggior parte dei Lepitotteri, anche la “testa di morto” si nutre di liquidi zuccherini che aspira dai fiori per mezzo di un apparato boccale specializzato chiamato spiritromba, che viene svolto e inserito nei fiori mentre l’animale staziona in volo.
Oltre al nettare dei fiori ha una vera passione per il miele e ha sviluppato un metodo piuttosto ingegnoso per prelevarlo. Si avvicina notte tempo a un alveare e pratica un foro nella cera del favo con la robusta spiritromba, cercando di non farsi individuare dalle api.
Tuttavia i furti non vanno sempre bene e può capitare che la falena venga scoperta. In questo caso l’intrusa viene attaccata dalle api che la ricoprono letteralmente fino a soffocarla. Le api poi ne ricoprono la carcassa di propoli, un secreto delle api a base di resine vegetali ed enzimi, che ha una funzione antibatterica e in questo caso ha lo scopo di mettere sotto controllo la decomposzione della falena, in modo da scongiurare il rischio che essa possa permettere la crescita di batteri pericolosi per la colonia.
Nonostante gli attacchi alle api, A. atropos non costituisce una grave minaccia per loro in quanto è piuttosto rara, almeno in Europa. Io l’ho vista nelle collezioni dell’Istituto di Entomologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, ma ho avuto occasione di vederne uno in vita una sola volta.
Il verso della “testa di morto”
La caratteristica forse più curiosa di questa specie è la sua capacità di emettere suoni, caso unico tra tutti i Lepidotteri. Quando si sente minacciata, infatti, spinge con forza dell’aria attraverso la spiritromba, emettendo un suono particolare che può ricordare lo squittio di un topo. Se ne può avere un esempio nel video seguente.
Il suono ha lo scopo di scoraggiare i predatori ed è accompagnato dall’emissione di una secrezione dall’odore sgradevole da parte di alcune ghiandole addominali.
Come tutti i Lepidotteri, anche la testa di morto passa attraverso gli stadi di bruco (larva) e di crisalide (pupa). I bruchi sono piuttosto grandi e caratterizzati da una vivace colorazione sui toni del verde. E’ piuttosto grande e può arrivare a 13-15 centimetri di lunghezza. Come tutti i bruchi, anche questo è caratterizzato da una fame insaziabile, resa ancora più massiccia dalla sua notevole mole. Sono abbastanza rari da trovare, ma in caso di avvistamento è bene evitare di maneggiarlo: sebbene queste larve non siano velenose, sono comunque capaci di mordere e le dimensioni delle mandibole assicurano un morso doloroso. Una volta raggiunta una massa sufficiente, la larva si nasconde nel terreno e si impupa. Dalla crisalide emerge l’adulto dopo qualche settimana.