Alla scoperta delle piante carnivore

Tra tutte le piante, forse quelle carnivore sono le più affascinanti. Probabilmente perché vanno contro tutto ciò che comunemente pensiamo riguardo le piante: possono muoversi in modo anche fulmineo e catturano animali di cui cibarsi, al contrario della pianta classica che invece si muove molto lentamente (a parte sporadiche eccezioni come a Mimosa pudica) ed è mangiata dagli animali.

Dionaea muscipula, una pianta carnivora (di Carnivorasalad, clic sulla foto per l’originale)

In realtà le piante carnivore appartengono a ben dodici differenti famiglie, originarie di diversi continenti e spesso neanche imparentate tra loro. Si tratta di uno straordinario caso di convergenza adattativa o evoluzione convergente, dettata dalle simili condizioni ambientali in cui i progenitori di queste piante si vennero a trovare. Tali piante infatti vivono in ambienti caratterizzati da suoli poveri di nutrienti, in particolare poveri di azoto, come possono essere paludi, nude rocce o torbiere. Così hanno sviluppato un metodo inusuale per procurarsi il prezioso azoto da una fonte abbondante: le proteine di animali come gli insetti, i ragni e altri piccoli artropodi.

Per catturare le prede hanno evoluto delle trappole che le ingannano, condannandole a un’inaspetata digestione. Tutte le trappole delle varie specie sono derivare da foglie modificate e ne esistono cinque tipi diversi.

Trappola adesiva

Trappola di una pianta del genere Drosera che si avvolge intorno alla preda (Di Nessun autore leggibile automaticamente. NoahElhardt presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore). – Nessuna fonte leggibile automaticamente. Presunta opera propria (secondo quanto affermano i diritti d’autore)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=702006)

Tipica dei generi TriphyophyllumDrosophyllum, Roridula, Byblis, Pinguicula e Ibicella, consiste in un meccanismo che intrappola la preda con una secrezione adesiva. Di solito le gocce di secrezione contengono anche enzimi digestivi e la trappola può restare immobile o avvolgersi intorno al malcapitato insetto.

Si tratta di un tipo di trappola piuttosto comune, presente in molte specie sparse in tutto il mondo. In Italia abbiamo ben tre specie del genere Drosera (foto a lato): D. rotundifolia, D. intermedia e D. anglica, diffuse principalmente sulle Alpi.

Trappola ad aspirazione

Questa è una tipologia di trappola abbastanza rara e tipica solo del genere Utricularia. Si tratta di piante acquatiche o legate a suoli saturi d’ancqua e catturano prede molto piccole, come dafnie, larve di zanzara o addirittura protozoi. Essendo molto specializzate, le utricolarie sono caratterizzate da un aspetto molto insolito e una taglia ridotta.

Le trappole, chiamate utricoli, risucchiano letteralmente le prede. Sono delle piccole vescicole con il vuoto al loro interno, che si aprono a scatto e risucchiano la preda insieme all’acqua intorno a essa. L’apertura poi si richiude e la preda viene digerita.

Trappola a nassa

Anche questa tipologia di trappola è specializzata nella cattura di prede molto piccole come i protozoi, pur non essendo acquatiche le piante che ne fanno uso. Sono esclusive delle piante del genere Genlisea e sono sotterranee. Consistono in una struttura a forma di “Y” percorsa da dei canali ricoperti da finissime setole che inducono il protozoo a procedere verso l’interno ma gli impedisono di uscire. Alla fine del canale si trova l’ambiente che si occupa della digestione della preda.

Trappola ad ascidio

Ascidi di una pianta del genere Heliamphora (Di Andreas Eils – own work by Andreas Eils, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1671993)

Questa è la tipologia che raggiunge le maggiuri dimensioni, le specie più grandi infatti riescono a catturare anche piccoli vertebrati. È tipica dei generi Nepenthes, Sarracenia, Darlingtonia, Heliamphora e Cephalotus.

L’ascidio è una struttura formata da una foglia modificata, che si avvolge su se stessa e si salda fino a formare un imbuto. Le pareti sono scivolose e la camera situata alla base contiene una soluzione piena di enzimi digestivi.

La pianta carnivora più grande del mondo, la Nepenthes rajah, ha ascidi alti circa 35 centimetri e larghi circa 18. Possono contenere oltre 3 litri di liquido e capita che catturi anche piccoli vertebrati, come topi o lucertole. Sorprendentemente all’interno degli ascidi di Nepenthes si può trovare una fauna specializzata molto diversificata, composta quasi esclusivamente da insetti (più altri artropodi come il granchio Geosesarma malayanum) che possono resistere agli enzimi digestivi e nutrirsi degli avanzi lasciati dalla pianta. In alcuni casi sono talmente specializzati da non poter sopravvivere fuori dagli ascidi.

Trappola a scatto

Tipica dei generi Aldrovanda e Dionaea (la prima foto dell’articolo), si tratta di trappole che scattano addosso alle prede intrappolandole. La Dionaea in particolare cattura insetti (come mosche o api) attirandoli all’interno di foglie midificate che somigliano un po’ a delle bocche. Al loro interno sono presenti dei peli sensoriali che fanno scattare le due valve della trappola addosso all’insetto. Una volta serrata, la trappola viene riempita di un segreto digestivo.

Naturalmente tutte le piante carnivore sono angiosperme e quindi si riproducuno per mezzo di fiori a volte anche a impollinazione entomofila. In questo caso la pianta stessa cerca di non attirare nelle trappole gli insetti da cui dipende per l’impollinazione, o producendo i fiori all’apice di lunghissimi steli o attirando insetti diversi dagli impollinatori.

Riuscire a ricostruire l’evoluzione del carnivorismo nelle piante è molto difficile, dato che essendo erbacee sono prive di parti sclerificate come i tronchi, quindi non fossilizzano facilmente. Nonostante ciò si può affermare con certezza che la capacità di catturare animali per sopperire alla scarsità di nutrienti del substrato di crescita (il suolo, in genere) si è evoluta più volte e indipendentemente, portando a volte allo sviluppo di trappole simili solo per convergenza adattativa. Tuttavia si tratta di una caratteristica piuttosto rara: su circa 250.000 specie di piante angiosperme attualmente classificate, solo poco più di 600 sono carnivore.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia