L’unica vera vittima dei vaccini: il vaiolo

Ieri l’Ordine dei Medici di Treviso ha radiato un suo iscritto, un medico diventato famoso per essere una figura di spicco del movimento antivaccinista italiano (qui per la notizia completa). Secondo me è un fatto estremamente positivo, in quanto è ora che le istituzioni prendano sul serio la pericolosa deriva antivaccini, ma putroppo la storia non si chiuderà qui: il medico in oggetto ha già detto che presenterà ricorso.

Dato che il suddetto medico antivaccinista ama andare in giro a dire che non ci sono prove dell’efficacia dei vaccini, vorrei presentare qui una prova piuttosto ingombrante. Vorrei parlare di una malattia che è stata per millenni un flagello per l’Umanità, una piaga che ha ucciso o sfigurato milioni di persone, ma che attualmente non esiste più. Sto parlando del vaiolo, una malattia virale del tutto estinta (o eradicata, se vogliamo), cancellata grazie alla più grande campagna di vaccinazione di massa della storia.

I padri del programma di eradicazione del vaiolo che leggono l’annuncio della sua estinzione, dato al mondo intero nel 1980 (Di Photo Credit:Content Providers(s): CDC – This media comes from the Centers for Disease Control and Prevention’s Public Health Image Library (PHIL), with identification number #7079.Note: Not all PHIL images are public domain; be sure to check copyright status and credit authors and content providers.English | Slovenščina | +/−, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3156882)

Cos’è il vaiolo

Il vaiolo è nella lista delle malattie infettive che hanno avuto più peso nella storia dell’umanità, anzi è probabile che abbia in più occasioni condizionato la nostra evoluzione e lo sviluppo della nostra società. I primi indizi certi di questo flagello risalgono a millenni fa e sono stati trovati su delle mummie egizie, ma certamente affligge l’Umanità sin dai suoi albori (per approfondire la storia del vaiolo consiglio di leggere questo articolo, dotato anche di bibliografia; può essere utile anche questo articolo sul sito ufficiale dell’OMS). Oltre ad aver falcidiato il Vecchio Mondo (Europa, Asia e Africa), il vaiolo è anche uno dei responsabili del crollo delle civiltà precolombiane, dato che le popolazioni del Nuovo Mondo (le Americhe) non avevano mai conosciuto questa malattia prima dell’arrivo degli europei. Gli amerindi non avevano difese e un gran numero di loro morì a causa dell’infezione. Non è quindi un’esagerazione dire che il vaiolo ha cancellato intere civiltà.

Possiamo considerarlo come la malattia più temuta dell’antichità, quello che è il tumore per la nostra epoca (ovviamente i tumori esistevano anche in passato, ma erano del tutto sconosciuti o quasi). Il suo peso nella storia umana è tale che i principi dietro la vaccinazione furono scoperti proprio cercando un rimedio contro il vaiolo. Nel 1796 infatti il medico britannico Edward Jenner scoprì che le donne che lavoravano come mungitrici e che contraevano il vaiolo bovino (la “vaccina”), sviluppavano una forma molto lieve della malattia e poi risultavano immunizzate anche dalla forma umana. Infettò allora deliberatamente un bambino con la vaccina, il quale risultò immunizzato dal vaiolo per tutta la vita.

Ovviamente si tratta di una malattia del tutto incurabile, come tutte le malattie virali, infatti somministrare antibiotici è inutile perché questi farmaci uccidono solo i batteri e sono del tutto impotenti contro i virus, che hanno un ciclo vitale completamente diverso.

Caratteristiche dell’infezione

Bambina affetta da vaiolo, la foto è stata scattata in Bangladesh nel 1973 (Di Photo Credit:Content Providers(s): CDC/James Hicks – This media comes from the Centers for Disease Control and Prevention’s Public Health Image Library (PHIL), with identification number #3265.Note: Not all PHIL images are public domain; be sure to check copyright status and credit authors and content providers.English | Slovenščina | +/−, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4394235)

Questa malattia è causata dall’infezione dei virus del genere Variola. Ne esitevano di due tipi e il più comune, Variola major, era anche la forma più pericolosa.

Il virus si trasmetteva direttamente da uomo a uomo e aveva una mortalità del 30%, quindi moriva un infettato su tre. I sintomi erano piuttosto pesanti e includevano:

  • Febbre alta
  • Cefalea
  • Dolori muscolari
  • Nausea

Dopo alcuni giorni iniziavano a svilupparsi lesioni nelle muscose e successivamente compariva l’eruzione cutanea (foto a sinistra) che è il sintomo più vistoso e impressionante della malattia. Le lesioni cutanee erano dure al tatto ed evolvevano in pustole. Data la loro localizzazione principalmente sugli arti e sulla faccia, lasciavano molti sopravvissuti sfigurati a vita per le profonde cicatrici. Naturalmente sono state osservate numerose complicazioni, che quando si presentavano avevano esiti spesso letali (maggiori informazioni in italiano qui, invece qui in inglese).

L’eradicazione del vaiolo

Tutto questo finì durante la seconda metà del XX secolo, quando l’Umanità decisa di liberarsi per sempre di questa piaga. Il 1 gennaio 1967 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) lanciò il programma di eradiazione dei vaiolo, che prevedeva di agire su due fronti:

  1. vaccinazione di massa a livello mondiale, per immunizzare la popolazione
  2. rapida quarantena dei focolai, per impedire che il contagio potesse diffondersi a  chi ancora non era stato vaccinato

In alcuni casi fu necessario anche ricorrere a una certa dose di forza, per esempio per il rifiuto di vaccinarsi di alcune tribù africane che ritenevano la pratica contraria al loro credo religioso. Il piano comunque funzionò (maggiori informazioni disponibili qui) e l’ultimo caso di Variola major fu registrato in Bangladesh nel 1975. Poi, più nessuno. Da 42 anni non si registrano casi di contagio naturale, mentre le ultime due infezioni avvennero in un laboratorio britannico nel 1977. Da allora tutti i campioni di vaiolo sono stati distrutti, ma l’agente patogeno purtroppo non è tecnicamente estinto: esistono infatti due capioni preservati in altrettanti laboratori militari in Russia e negli Stati Uniti. L’OMS e la comunità scientifica stanno cercando di convincere tutt’ora le autorità di queste nazioni a distruggere gli ultimi campioni, estinguendo così il vaiolo per sempre.

In pratica il vaiolo è l’unica vera vittima delle vaccinazioni, e non credo che qualcuno perderà il sonno per questo.

L’8 maggio 1980 l’assemblea del’OMS emanò una risoluzione (la Resolution WHA 33.3) che certificava l’avvenuta eradicazione del vaiolo a livello mondiale.

Tutto merito dei vaccini

Questa storia è la dimostrazione che i vaccini funzionano e non sono soltanto un modo per far arricchiere improbabili gruppi segreti o roba del genere. Vi rendete conto che un malattia che è stata un flagello per l’umanità sin dai suoi albori è stata completamente cancellata grazie ai vaccini? Non credo servano altre prove per dimostrare l’importanza delle vaccinazioni e per zittire tutti i deliri antivaccinisti. Infatti i suddetti antivaccinisti cercano di negare questo successo, dicendo che l’eradicazione del vaiolo è stata resa possibile dal miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Ciò ovviamente è un delirio: il vaiolo si propagava come il raffreddore e non mi sembra che il miglioramento dell’igiene lo abbia eradicato.

Voglio concludere con una triste constatazione: numerosi altri flagelli sarebbero potuti essere cancellati dai vaccini, ma grazie al delirio antivaccinista stanno addirittura tornando, come il morbillo (pochi giorni fa le autorità sanitarie degli Stati Uniti hanno inserito l’Italia nell’elenco dei paesi a rischio, consigliando la vaccinazione prima di partire per recarsi qui da noi) o la polio, che sarebbe dovuta essere eradicata nel 2014 e che invece è ancora in circolazione grazie sempre all’antivaccinismo.

È paradossale, ma i vaccini sono vittime della loro stessa efficacia: nessuno ormai ricorda com’erano la poliomielite, la difterite e tante altre malattie infettive nei luoghi in cui sono state debellate grazie a loro. Purtroppo, di questo passo, torneremo a conoscerne i sintomi e a piangerne le vittime.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia