La fauna saproxilica e la sua importanza ecologica

Le foreste sono ecosistemi molto complessi, i più complessi presenti sulla terraferma. La loro componente fondamentale è la flora arborea, che ne costituisce la gran parte della biomassa e sostiene una grande varietà di fauna durante tutto il suo ciclo vitale. Gli alberi (vivi, senescenti o morti), le loro foglie, i loro frutti e i loro semi forniscono sostentamento e ambienti per moltissime specie di funghi e di animali, che a loro volta nutrono molte altre specie animali, tra cui anche uccelli, mammiferi e rettili. Ma la componente di questa fauna più importante da un punto di vista ecologico è quella che vive a spese del legno morto o marcescente, che è chiamata fauna saproxilica. Ma perché è così importante?

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La fauna saproxilica si occupa della decomposizione del legno morto, restituendone così i componenti all’ambiente che sono disponibili per la crescita di una nuova generazione di alberi o delle piante del sottobosco. In questo modo viene chiuso il ciclo del nutrienti e viene assicurata la corretta funzionalità dell’ecosistema forestale. Ciò è molto importante, perché una foresta in salute è essenziale per la salvaguardia dell’ambiente dato che può contrastare fenomeni come la desertificazione o il dissesto idrogeologico (problema quest’ultimo molto comune in Italia e sempre di attualità). Gli animali saproxilici sono quasi esclusivamente insetti, di cui la gran parte appartiene all’ordine dei coleotteri. Circa il 30% della biodiversità animale delle foreste è legata al legno morto, percentuale che sale al 50% considerando i soli coleotteri.

Adulto di Protaetia morio (da Wikipedia, CC BY-SA 2.5)

La decomposizione del legno di solito inizia grazie a varie specie di fungo, che aggrediscono il legno compatto e lo rendendo attaccabile da parte degli insetti. Ci sono addirittura specie pioniere di coleotteri saproxilici che trasportano miceli di funghi simbiotici in apposite cavità dei loro esoscheletri. Poi, come anelli di una catena, si succedono specie differenti man mano che il grado di decomposizione del legno aumenta, dagli xilofagi primari (che attaccano il legno compatto) fino ai saproxilofagi (che si nutrono di legno già in avanzato stato di marcescenza) che sono l’ultimo anello della catena nella maggior parte dei casi. L’animale xilofago per eccellenza è la termite, un insetto sociale appartenente all’ordine degli isotteri che può digerire la lignina (uno dei componenti principali di cui è composto il legno) grazie a dei flagellati simbiotici che vivono nel suo intestino. Nel frattempo scavano le loro colonie all’interno dei tronchi. Sono presenti anche in Italia, anche se le nostrane non costruiscono strutture imponenti come le loro cugine delle savane africane. Anche alcune specie di formica possono essere annoverate tra la fauna saproxilica, anche se non consumano direttamente il legno. Si tratta principalmente di specie del genere Camponotus, dette comunemente “formiche carpentiere”. Questi animali scavano i loro nidi nel legno, pur non nutrendosene direttamente, aprendo la strada ad altri animali saproxilici e a miceli fungini. Tali colonie di insetti sociali (termiti e formiche) forniscono anche sostentamento a varie specie di coleotteri che vivono come parassiti all’interno delle loro comunità, rubando cibo, uova o larve. Tra i coleotteri possono essere saproxilici gli adulti, le larve o entrambi gli stadi. In certi casi si tratta di animali anche molto famosi, come il cervo volante (Lucanus cervus) o lo scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis), le cui larve sono saproxilofaghe.

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Femmina adulta di Oryctes nasicornis (scarabeo rinoceronte)

Pur essendo così importanti, molte specie della fauna saproxilica sono fortemente minacciate di estinzione. Nel nostro paese la situazione è particolarmente delicata dato che oltre a quasi tutte le specie europee sono presenti anche un certo numero di endemiche, tipiche solo di determinate regioni (come la Sicilia, la Sardegna, le isole minori o certi massicci montuosi che costituiscono isole di fatto). La minaccia maggiore è la distruzione dell’habitat, infatti questi animali sono molto specializzati e non possono sopravvivere in habitat differenti dal loro. Addirittura alcune specie sono molto sensibili alle variazioni ambientali e non riscono a tollerare nemmeno disturbi minimi.

Le foreste, specialmente quelle alle basse quote, sono state (e spesso sono ancora) convertite in aree coltivate o urbane, dove il legno marcescente non si può trovare. Nemmeno i rimboschimenti o le aree sottoposte a riforestazione naturale (localizzate principalmente in quota) sono adatte, in quanto povere di legno morto data l’elevata concentrazione di piante giovani e quindi scarsamente marcescenti. In generale quindi assistiamo a una progressiva diminuzione del legno morto e marcescente, che pone grossi problemi alla sopravvivenza di molte specie saproxiliche. Anche la fammentazione dell’habitat è un problema, infatti l’espansione del tessuto urbano e delle coltivazioni tende a creare delle isole de facto come i parchi urbani, nelle quali possono sopravvivere piccole popolazioni di insetti saproxilici che però sono divise tra loro e quindi molto più a rischio di estinzione rispetto alla specie nel suo complesso a causa della scarsa variabilità genetica, che rende difficile adattarsi alle variazioni ambientali.

Un’altra minaccia riguarda una credenza molto diffusa in Europa riguardo la gestione delle foreste. E’ generalmente accetto che il legno morto vada rimosso dalle foreste per evitare gli incendi e per salvaguardare le piante sane da infestazioni di parassiti, ma in realtà quest’idea è assolutamente infondata. In primo luogo il legno marcio non alimenta gli incendi essendo molto umido per sua natura, mentre gli animali che lo consumano sono dei saproxilofagi e quindi non consumano il legno delle piante sane ma solo di quelle già morte (o parti morte di piante ancora vive). Quindi in sosta za viene rimosso il legno marcescente, privando la fauna saproxilica del proprio sostentamento, per un’idea errata di pulizia che invece mina la corretta funzionalità dell’ecosistema forestale. Il legno morto andrebbe lasciato lì dove si trova e anzi, sarebbe il caso addirittura di posizionarne artificialmente dove esso scarseggia in modo da fornire sostentamento alla fauna saproxilica (specialmente alle specie che rischiano l’estinzione).

Larva di Oryctes nasicornis (scarabeo rinorente), un saproxilofago che consuma direttamente il legno marcescente

Per cercare di salvaguardare la fauna saproxilica e la funzionalità degli ecosistemi forestali sono stati avviati vari progetti di conservazione sotto coordinamento europeo all’interno della Direttiva Habitat, un imponente strumento legale dell’Unione Europea che ha il compito di preservare ambiente e specie all’interno dei paesi aderenti all’Unione. In particolare in Italia è attivo un progetto chiamato Life MIPP, che è finanziato da un fondo europeo proprio dedicato alla conservazione. Tuttavia sono pochissime le specie di insetto sottoposte a tutela, al contrario di mammiferi, rettili o uccelli, e questo è preoccupante dato che spesso gli insetti hanno un’importanza ecologica notevolmente maggiore rispetto a molti mammiferi o uccelli (che comunque sono importanti, ma non sono gli unici che necessitano di tutela). Purtroppo le risorse destinate alla conservazione sono sempre troppo poche, ma con l’impegno di tutti niente è impossibile.

Per approfondire:

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia