Viaggio nel “mistero” – la Criptozoologia

È estate, fa caldo, siamo tutti in vacanza e la voglia di leggere (e scrivere) articoli su argomenti più pesanti è poca. Mi sembra quindi un’ottima occasione per continuare con la nostra rubbrica che scava nel torbido!

La prossima tappa del nostro viaggio attraverso i (cosiddetti) “misteri” passa attraverso una pseudoscienza molto particolare, la criptozoologia. Tale pseudoscienza si dovrebbe occupare dello studio degli animali sconosciuti alla scienza e noti solo attraverso indizi e testimonianze di popolazioni locali, ma dei quali non esistono prove che ne dimostrino l’esistenza.

Questo caso è probabilmente unico tra le pseudoscienze, infatti la criptozoologia fu fondata con intenti seri e scientifici per poi degenerare sprofondando nell’assurdo.

La celebre “foto del chirurgo” che ritrarrebbe il mostro di Lochness, scatatta nel 1934. Si tratta ovviamente di un falso

Inquadriamo la criptozoologia

La criptozoologia fu fondata nel 1955 dal naturalista belga Bernard Heuvelmans, con l’obbiettivo di indagare gli “animali nascosti” (detti criptidi) come dice anche il nome della disciplina. Per “animali nascosti” si intendono tutte le specie animali la cui esistenza è stata ipotizzata solo sulla base di indizi, come testimonianze orali o scritte, ma che risultano ancora sconosciute alla zoologia.

L’idea di fondo non è errata: attualmente sono note circa 1,5 milioni di specie nel regno animale (considerando tutti gli animali, vertebrati e invertebrati) e certamente ne mancano ancora milioni all’appello. Quindi di “nascoste” alla scienza ce ne sarebbero ancora parecchie. Ovviamente la stragrande maggioranza delle specie da scoprire appartiene agli invertebrati, ma dovrebbero esistere ancora alcune centinaia di specie vertebrate attualmente sconosciute.

Quindi in generale l’idea di Heuvelmans era sensata, purtroppo però nel corso del tempo numerose persone ne hanno travisato opere e idee, causando la degenerazione della disciplina da lui fondata. Certamente una parte della responsabilità fu dello stesso Heuvelmans, che più volte ha ceduto a un approccio pseudoscientifico come fece con l’abominevole uomo nel ghiaccio, un clamoroso falso più adatto a un circo che a una ricerca scientifica.

Una disciplina degenerata e stravolta

Riscostruzione artistica di un “bigfoot”, presunto ominide che abiterebbe le foreste degli Stati Uniti d’America e tipico esempio di “criptide” (da Wikipedia, di pubblico dominio)

In seguito allo stravolgimento operato dal pubblico, lo studio degli “animali nascosti” si trasformò nello studio degli “animali mitologici”, in pratica divenne una caccia ai mostri decisamente meno scientifica rispetto agli intenti dell’autore. Ed ecco che accanto ai calamari giganti, che esistono davvero negli abissi dei nostri oceani (calamaro gigante del genere Architeuthis e calamaro colossale Mesonichoteuthis hamiltoni), compare un bestiario di esseri del tutto mitologici quanto famosi come il mostro di Lochness, il bigfoot, lo yeti e tantissimi altri meno famosi ma anche più interessanti. Questa tentenza va contro l’idea generale di Heuvelmans, che voleva studiare specie non ancora classificati ma realmente esistenti, non incubi e miti del folklore.

Ovviamente i media si sono buttati a capofitto anche in questa pseudoscienza, producendo incredibili quantità di materiale riguardo i presunti “animali misteriosi”. Screditando in questo modo gli zoologi seri che di lavoro cercano nuove specie (che sono ancora tantissime, come abbiamo detto prima). Anche se devo dire che questa pseudoscienza è abbastanza di nicchia e resta un “prodotto” per intenditori.

Il bestiario criptozoologico

La quantità di “mostri” che gli appassionati di criptozoologia hanno inserito tra i criptidi lascia basiti e in alcuni casi è evidente la provenienza folkloristica. Sul sito del CICAP è presente una sezione dedicata alla criptozoologia e consiglio di consultarla per farsi un’idea della varietà di “creature” di cui si occupano i “criptozoologi”, per alcune dei quali è molto evidente l’origine folkloristica.

Ci sono sempre i grandi classici, come il bigfoot o lo yeti, senza farci mancare i mostri lacustri come quello di Lochness (e quello del lago di Garda, leggenda molto problabilmente copiata da quella ben più famosa di origine scozese). Ma non mancano creature evidentemente uscite dal folklore, come i draghi, le fate o le sirene. E come dimenticare il coyote con la rogna spacciato per un chupacabra? Caso, quest’ultimo, trasmesso anche qualche anno fa da un noto programma televisivo dedicato ai misteri. Tra l’altro il chupacabra dovrebbe essere un mostro di aspetto molto variabile a seconda dei testimoni (la forma di canide è però quella più frequente nelle descrizioni), che si nutrirebbe di sangue e che svuoterebbe pollai tra Puerto Rico, Messico e comunità latine degli Stati Uniti.

In definitiva quello della criptozoologia è un mondo molto variegato e che può essere affascinante, purché ricordandosi di esplorarlo mantenendo sempre il giusto occhio critico della vera zoologia. Per approfondire la questione consiglio questo sito in italiano, un portale dedicato alla criptozoologia che però mantiene sempre un tono critico e scientifico, smentendo le bufale ove necessario.

Ivan Berdini

Zoologo e appassionato di fotografia