I Parassitoidi: a metà strada tra parassiti e predatori
I parassitoidi sono alcuni insetti le cui larve si sviluppano in modo molto particolare, come se fossero dei parassiti a spese di un ospite, mangiandolo dall’interno. Sembrano quasi usciti da un film dell’orrore, ma in realtà esistono davvero e sono molto interessanti per i biologi.
Predatori e parassiti
Si definisce parassita un organismo che vive per tutta la vita, o per una parte del suo ciclo vitale, a spese di un altro (l’ospite) e causandogli anche un danno, ma senza mai cambiare ospite. Il parassita affligge sempre lo stesso individuo per tutta la durata della sua vita, stando a stretto contatto con esso. Parassita e ospite sono anche molto legati: di norma un parassita è specializzato per infestare un determinato ospite non può assolutamente sopravvivere fuori da esso. Addirittura i parassiti hanno un’anatomia molto semplificata rispetto agli animali a vita libera. Un esempio di parassita è la tenia, un lungo verme che può infestare l’intestino di molti vertebrati.
I predatori invece uccidono numerose prede nel corso del loro ciclo vitale, che catturano in vari modi. Vivono sempre a spese di qualcun altro, ma non sfruttano le prede tenendole in vita il più possibile come i parassiti, si limitano a ucciderle e a consumarle. I pradatori, al contrario dei parassiti, non sono obbligati a vivere all’interno delle loro prede e hanno un’anatomia non semplificata. I leoni, i lupi, i gatti… gli esempi di predatori sono molteplici e tutti ne abbiamo presenti più di uno.
Cos’è un parassitoide?
La parola parassitoide significa “simile al parassita”, perché in effetti somigliano molto ai parassiti pur avendo elementi in comune coi predatori.
Principalmente si tratta delle larve di alcune specie di insetti di vari ordini, che si sviluppano come parassiti all’interno del corpo di un unico ospite, come un parassita. L’ospite però viene sempre e immancabilmente ucciso, come invece farebbe un pradatore.
Anche i parassitoidi hanno sviluppato metodi per ingannare o disattivare il sistema immunitario dell’ospite, che appartiene sempre a una determinata specie e spesso è anche strettamente imparentata con quella del parassitoide.
Una volta completato lo sviluppo della larva e ucciso l’ospite, questa si impupa e successivamente si sviluppa in un adulto che invece è a vita libera. Forse è questa la caratteristica più sorprendente dei parassitoidi: la larva è un parassita ad anatomia semplificata, incapace di sopravvivere fuori dall’ospite, mentre l’adulto è un normalissimo insetto a vita libera, capace di volare e che si nutre di tutt’altro.
Non è ancora ben chiaro il percorso evolutivo che ha portato un normale insetto a sviluppare larve parassitoidi, molto probabilmente esisono diverse strade che hanno portato al medesimo risultato nel corso del tempo. Molte specie di parassitoidi sono strettamente imparentate coi loro ospiti, quindi è ragionevole pensare che abbiano seguito un percorso evolutivo diverso rispetto a quelli che invece infestano specie più lontane da un punto di vista filogenetico.
Esempi di parassitoidi
Esistono specie parassitoidi principalmente tra gli imenotteri (vespe) e i ditteri (mosche), più un numero di specie più limitato tra i coleotteri. Gli ospiti possono essere i più diversi: altri imenotteri, altri ditteri, lepidotteri (farfalle), afidi (i pidocchi delle piante) e moltissimi altri, sia adulti che larve. Più raramente vengono attaccati ragni o porcellini di terra (che sono dei crostacei).
Oltre alle già citate vespe icneumonidi, troviamo specie parassitoidi anche tra i ditteri tachinidi, che sono a volte utilizzati anche nella lotta biologica. Quest’ultima tecnica è da usare con cautela, perché pasticciare con gli ecosistemi può avere effetti imprevisti anche drammatici, come l’estinzione di una specie che non si intendeva colpire.
In particolare i ditteri del genere Pseudoacteon (famiglia dei Phoridae) attaccano le formiche del genere Solenopsis (come la 2formica in fuoco”, S. invicta) in un modo particolarmente cruento. La mosca femmina inietta un uovo nel corpo di un’operaia, la larva che ne emerge si sviluppa nutrendosi dei tessuti della formica. La larva nel frattempo rilascia degli ormoni che influenzano il comportamento della vittima, portandola ad allontanarsi dal suo nido tanto da perdersi.
Quando ha raggiunto una certa biomassa, la larva della mosca parassitoide raggiunde la testa delal formica e produce degli enzimi che dissolvono i tessuti che la tengono attaccata al corpo. La larva poi si impupa nella testa staccata dal corpo della formica, da cui poi emergerà la mosca adulta.
I parassitoidi hanno metodi di predazione incredibilmente efferati, che sembrano quasi usciti dalla fantasia di uno sceneggiatore di Holliwood. Eppure sono stati prodotti da milioni di anni di evoluzione, esattamente come ogni altra forma di vita di questo pianeta, anche le pressioni selettive che li hanno portati a essere ciò che sono oggi non sono ancora state chiarite del tutto. A proposito di evoluzione, lo stesso Charles Darwin, dopo aver osservato in azione le vespe icneumonidi, scrisse in una sua lettera:
I cannot persuade myself that a beneficent and omnipotent God would have designedly created the Ichneumonidae with the express intention of their feeding within the living bodies of caterpillars
Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l’espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi.
Tratto da Letter to Asa Grey.