Bufale sul coronavirus: un primo bilancio
Il mio progetto di osservazione delle bufale sul coronavirus va avanti da oltre venti giorni. Credo quindi che ormai sia giunto il momento di iniziare a trarne qualche conclusione.
Perché un controllo sulle bufale?
Le bufale, intese come notizie false o dicerie, sono sempre esistite e hanno sempre accompagnato l’umanità. Tuttavia il fenomeno ha acquisito una diversa dimensione con l’arrivo dei social network, che hanno reso incredibilmente facile raggiungere un numero enorme di persone.
Perché se è vero che internet si presta abbastanza alla diffusione delle notizie false o delle teorie di complotto, è anche vero che un tempo era molto più complicato diffondere bufale. Prima era necessario mettere su un sito web per poter spargere le proprie “teorie”, ma per farlo bisognava avere a disposizione del denaro e una certa dose di conoscenze tecniche. Ora invece, con i social, aprire una pagina per pubblicare ciò che si vuole è facile e alla portata di tutti, bastano pochi minuti.
Il progetto di controllo delle bufale
L’idea è nata un po’ come passatempo durante questa fase di restrizioni , in cui ci siamo trovati a dover passare la maggioranza del nostro tempo tra le mura domestiche.
Osservando il crescente allarme bufale sul coronavirus mi è venuta l’idea di provare a osservare il fenomeno, magari per poterne trarre qualche conclusione. Nella peggiore delle ipotesi avrei impiegato costruttivamente un po’ del mio troppo tempo libero (mai avrei pensato di scrivere una cosa simile, in effetti). Così ho pensato di raccogliere in un unico articolo tutte le bufale che sono riuscito a trovare sulla COVID-19, divise per categorie. Inoltre ho continuato ad aggiornare l’articolo ogni volta che ne trovavo di nuove (cosa che continuerò a fare, ovviamente).
Non pretendo di ottenere conclusioni esaustive al livello di una pubblicazione scientifica, si tratta solo di un passatempo. Né intendo eseguire analisi statistiche di nessun genere, mi limiterò a contare.
Importante: il presente articolo è stato redatto e pubblicato in data 21 Aprile 2020 e si basa sulla versione odierna dell’articolo sulle bufale; è molto probabile che quest’ultimo subisca ulteriori aggiornamenti nel corso del tempo.
Le bufale sul coronavirus: un primo bilancio
Per quanto ho potuto vedere, la produzione di bufale e notizie false è stata davvero ingente. In 22 giorni di controllo (cioè fino alla data odierna, 21 Aprile 2020) ne ho raccolte ben 80, che ho suddiviso in 8 categorie:
- 15 di esse sostengono che il virus è stato creato in un laboratorio e poi sfuggito al controllo (alcune parlano di atti deliberati, altre di incidenti).
- 16 bufale sostengono che al SARS-CoV-2 sia legato qualche genere di complotto. Non c’è accordo sul tipo di complotto, perché per alcune teorie il virus stesso è il risultato di un complotto e per altre c’è un complotto che ne sta sfruttando l’emergenza.
- Ben 23 bufale sono di tipo medico-scientifico, ossia raccontano “verità” differenti dai fatti scientifici finora accertati. Si tratta forse della tipologia più pericolosa, perché può spargere anche “rimedi alternativi” che nei casi più gravi si rivelano dannosi per la salute (se non addirittura letali).
- 8 sono “bufale generiche”, cioè notizie false legate al coronavirus ma che non rientrano in nessuna delle altre categorie.
- Ci sono anche 5 casi di presunte profezie che avrebbero previsto l’epidemia, o presunti miracoli legati a essa. Tutti crollano miseramente dopo un’analisi approfondita.
- Addirittura ho trovato anche uno scherzo legato agli aiuti economici del governo italiano per chi è costretto a non lavorare a causa dell’emergenza, scherzo che ho trovato piuttosto discutibile.
- 4 bufale sono di tipo economico, ossia raccontano cose spesso completamente inventate riguardo gli aiuti economici per superare l’emergenza (questo è un “gioco” cui hanno partecipato anche alcuni esponenti politici piuttosto famosi, cosa che secondo me dà molto su cui riflettere).
- Infine le ultime 8 bufale le ho inserite nella categoria “l’angolo degli svitati”. Si tratta di cose talmente strane o assurde da non trovare posto in nessun’altra categoria. Abbiamo per esempio un rimedio fai da te che ha ucciso almeno una persona; un trattato di regole pseudolegali del tutto inventate secondo cui ci si può stampare in casa un passaporto diplomatico e infischiarsi delle restrizioni senza problemi; o addirittura degli attentati operati da ignoti alle antenne 5G nel Regno Unito, considerate la causa dell’epidemia.
Che conclusioni possiamo trarre da questo piccolo esperimento?
La prima cosa da dire è che questo elenco è necessariamente incompleto, ovvero il numero di bufale sul SARS-CoV-2 e sottostimato. Ci sono certamente moltissime altre bufale che non ho considerato, o perché non le ho scoperte o perché sono state prodotte in altre lingue (qui sono presenti solo quelle che hanno circolato nella rete in lingua italiana). Il numero totale di bufale legate al coronavirus è certamente maggiore di un paio di ordini di grandezza, ossia è probabile che nel mondo ne circolino migliaia. Già questo ritengo sia un dato impressionante e che dovrebbe farci riflettere.
L’emergenza della COVID-19 ci dà un’occasione unica per osservare il fenomeno bufale, perché ha focalizzato la produzione su un unico argomento. In condizioni normali gli argomenti su cui le notizie false vengono costruite sono molteplici e la frammentazione non permette di cogliere le dimensioni del fenomeno. Che ora invece è bene evidente.
Le bufale e le notizie false hanno un grande impatto sulla nostra vita, anche se ci sembra impossibile. Eppure le notizie false possano portare a danneggiare la salute, la proprietà o addirittura alla perdita della vita nei casi più estremi.
Credo occorra riflettere su questo problema e mi permetto di fornire un primo spunto: quando e perché le fondamentali libertà di espressione e di stampa si sono trasformate nella libertà di pubblicare tutto ciò che ci passa per la testa, non importa quanto possa essere falso?
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