Bufale sul coronavirus: la fine dell’esperimento
L’osservazione delle bufale sul SARS-CoV-2 è durata un mese, ossia dal 30 marzo 2020 al 30 aprile 2020 e direi che è venuto il momento di trarre le conclusioni dell’esperimento.
Il progetto di controllo delle bufale sul coronavirus
L’epidemia di COVID-19 è esplosa in Italia alla fine del mese di febbraio 2020, ma l’infodemia sulla malattia era già esplosa da mesi. Sì, perché in effetti abbiamo anche un’altra malattia da controllare, ossia l’infodemia. Cosa sia ce lo spiega il nostro fedele dizionario Treccani: in pratica si tratta della circolazione eccessiva di informazioni su un determinato argomento, spesso di qualità scadente e non validate, che rendono difficile reperire informazioni corrette su un fenomeno.
In questo caso ci si riferisce alla pandemia di COVID-19 che ha colpito il mondo in questa prima metà del 2020. L’infodemia provocata dai media tradizionali e da internet ci ha sommersi e affogati di notizie, spesso di qualità infima, seppellendo anche le informazioni corrette e provocando nella popolazione ansie e paure. La cosa grave è che queste notizie di scarsa qualità spesso influenzano anche le scelte politiche e ciò può causare disastri peggiori della malattia.
Da qui l’idea di raggruppare le notizie false e le bufale sul SARS-CoV-2 in un unico luogo per provare ad avere una quantificazione del fenomeno. L’articolo in questione è disponibile qui.
I risultati del progetto
Premetto che non farò analisi statistiche, cose di cui abbiamo già subìto abbastanza gli effetti deleteri, tra sondaggi inutili e modelli matematici applicati a dati senza senso. Qui il fine è solo avere un’idea delle dimensioni del fenomeno, per capire se davvero ci troviamo di fronte a qualcosa di preoccupante o meno.
In un mese di osservazione sono arrivato a contare ben 101 bufale e notizie false sul COVID-19, considerando solo quelle che sono riuscito a trovare nella rete in lingua italiana. Per la precisione abbiamo:
- 19 bufale che vorrebbero il virus SARS-CoV-2 creato in un laboratorio, per vari fini e utilizzi.
- 17 teorie di complotto legate alla malattia in vari modi.
- Ben 33 bufale di tipo medico-scientifico, la categoria che secondo me è la più pericolosa perché contiene anche pseudocure che possono essere invece molto dannose per la salute.
- 13 notizie false di tipo generico, che non rientrano in nessun’altra categoria e sono moto variegate tra loro.
- 6 esempi di “profezie” che sembrano prevedere l’epidemia ma che crollano sotto i colpi di un esame più attento (non manca il solito Nostradamus).
- Uno scherzo che prende in giro chi è rimasto senza reddito e quindi secondo me di cattivo gusto.
- 5 notizie false di tipo economico, a volte diffuse per motivazioni di propaganda politica (altra categoria secondo me piuttosto pericolosa).
- 8 notizie che non sono proprio delle bufale quanto piuttosto le imprese di soggetti stravaganti che hanno combinato guai (a volte lasciandoci anche le penne).
Le conclusioni dell’analisi
La prima conclusione è che sicuramente le bufale sul COVID-19 sono ampiamente sottostimate. Qui sono state prese in considerazione solo quelle che sono riuscito a trovare nella rete in lingua italiana, quindi in tutto il mondo è probabile siano circolate migliaia e migliaia di notizie false sulla malattia.
L’effetto che tutte queste bufale hanno avuto è difficile da quantificare, ci vorrebbero analisi molto più complesse per capirlo. Tuttavia si può affermare con certezza che non hanno certo avuto un impatto benefico sull’opinione pubblica già ampiamente provata dall’isolamento. Anzi, è probabile che le notizie false abbiano contribuito e continuino ancora a contribuire a un aumento generalizzato dell’ansia che questa situazione provoca nell’opinione pubblica. Non è certo piacevole essere isolati in casa con la forza (perché è di questo che si tratta, anche se usiamo il termine apparentemente più dolce lockdown), con vite stravolte e affetti spezzati. Bufale che aumentino le nostre ansie, le nostre paure e la nostra rabbia sono di certo l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, specialmente per il fatto che siamo arrivati a ormai quasi due mesi dall’inizio dell’emergenza senza che le autorità politiche abbiano trovato la benché minima soluzione che non sia sigillare tutti i casa o costringere la popolazione a un innaturale (quando disumano) “distanziamento sociale”, che ha annientato le nostre vite e devastato la nostra economia a un livello ancora difficilmente quantificabile.
Ho notato però un fatto che a me è sembrato interessante: in un mese di osservazione il numero di bufale scoperte ogni giorno è fortemente diminuito. I primi giorni mi capitava di aggiungere all’elenco anche decine di notizie false, ma negli ultimi giorni di aprile ho aggiunto solo una o due bufale al giorno, a volte proprio nessuna. C’è quindi una scarsa diversità, le bufale sono praticamente tutte uguali e vertono sempre sugli stessi argomenti, come se anche i produtti di notizie false fossero stanchi e avessero esaurito la fantasia.
Uno spunto di riflessione
È impressionante notare il gigantesco numero di bufale prodotte in un solo mese legate alla COVID-19. Molto probabilmente in tempi normali viene prodotto un numero di notizie false simile, solo che non si nota perché frammentato in centinaia di diversi ambiti. L’epidemia invece ha focalizzato la gran parte della produzione su un unico argomento, permettendo di cogliere in pieno le dimensioni immani del fenomeno.
Una produzione di notizie false così ingente è un fenomeno assolutamente preoccupante, che ha anche un effetto sulle nostre vite di tutti i giorni. Chissà che questa brutta esperienza non sia utile almeno per trovare la forza e la motivazione per quel cambio culturale necessario a mettere nuovamente le notizie false e le bufale ai margini del dibattito pubblico, dove sono sempre e state e dove sarebbero dovute restare.
L’esperimento di osservazione termina qui: non credo di poter estrarre altre informazioni da queste informazioni con questo metodo.E poi queste bufale sono davvero tutte uguali e sinceramente hanno stancato anche me, come passatempo non è più interessante.